Appunti sparsi

Questo è il Limbo di tutte le dissertazioni non direttamente riconducibili alle categorie principali e pertanto non battezzate. Un non luogo o – meglio – un’osteria virtuale in cui si discetta della rava e della fava.


Come si diventa Fiorello, Tommaso Labranca

Da Estasi del pecoreccio. Perché non possiamo non dirci brianzoli

È morto Tommaso Labranca, autore a me tra i più cari e utili. Non mi pare insensato approfittare di questo spazio per condividerne un brano assai più citato che letto, la lettera a Roberto Calasso (e Fleur Jaeggy) intitolata Come si diventa Fiorello, pubblicata come extra track nell’introvabile Estasi del pecoreccio. Perché non possiamo non dirci brianzoli (Roma, Castelvecchi, 1995, pp. 99-114), qui estratta dalla mia preziosissima copia personale. Buona lettura.

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Grillo come Hitler?

O della condivisione compulsiva e acritica dei virgolettati

A tenermi tanto a lungo lontano da queste pagine è stata, prima ancora della mia proverbiale incapacità di gestire il tempo a mia disposizione, l’accresciuta consapevolezza dell’irrilevanza delle mie opinioni. Non reputo più così necessario affiancare la mia voce a quella degli innumerevoli gramellinidi che infestano la Rete, quando invece – oggi più che mai – servirebbero lavori ben fatti e materiale per la formazione di libere opinioni, piuttosto che imposture, pontificazioni e reazioni pavloviane.

Stringo, ché il materiale è corposo: sta conoscendo larga diffusione – a suggerire analogie tra la retorica di Beppe Grillo e quella nazista – un testo tratto da un comizio di Hitler, tenuto nel ’32 a Eberswalde, evidentemente tradotto e adattato a partire dai necessariamente sintetici (e a volte imprecisi) sottotitoli inglesi di un video non più disponibile su YouTube (ID: KqBEJweLV5s), piuttosto che dall’audio tedesco.

Volutamente disinteressandomi dell’ovvio senso dell’operazione e senza intenzione di alimentare polemiche (sono affari tuoi pensare che Grillo sia un nazista oppure essere convinto del contrario), ho provveduto a sbobinare e tradurre l’audio originale del documento, per mettere del materiale su cui basare le proprie considerazioni a disposizione di chi, volendo farsi un’idea più precisa, faticasse a reperire delle fonti.

My two cents.

Chi volesse attingere è pregato di citarmi, ché il lavoro infame sono stato io a sobbarcarmelo.

Aggiornamento

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Umberto Bossi poeta

Premonizioni in versi

Nota è la mia passione per le velleità poetiche di un politico italiano, sul quale ho spesso infierito, ma sempre – credo – con rispetto umano e un minimo sindacale di buon gusto. È con altrettanto rispetto che intendo riproporvi una lirica vergata da un altro politico della compagine governativa uscente, che ancor più di Bondi vive frangenti difficili e amari: Umberto Bossi.

Nei primi ’90, anni di una Lega Nord ancora esclusivamente “di lotta”, un Senatùr ancor integro nel proprio vigore usava infatti cimentarsi nella poesia dialettale, con esiti invero non privi di un certo interesse – su tutti gli immaginifici versi «Canto il muggire della carne in scatola» ed «E bestemmiare le rose».

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Angelus Vetus

Cartoline da Weimar e dintorni

«È come se solo presso i morti si potesse trovare giustizia dai vivi. Perché ciò che questi fanno è assolutamente intollerabile» (Es ist mir, als wäre nur bei den Toten Gerechtigkeit zu finden gegen die Lebenden. Denn was diese tun, ist ganz und gar unerträglich). Ancora risuona – e al contempo agghiaccia chi appena ricordi come di lì a poco evolsero le cose – l’inascoltato grido di dolore di Jakob Wassermann ne Il mio cammino di tedesco ed ebreo (Mein Weg als Deutscher und Jude, S. Fischer Verlag, Berlino 1921).

Troppo facile, col senno di poi, leggere nel disagio del Wassermann, nella constatazione della sua impossibilità, in quanto ebreo, di essere riconosciuto anche compiutamente tedesco, la premonizione di come quell’infezione antisemita da sempre latente ma mai assurta allo stato di morbo conclamato (e dipperciò mai guarita) stesse via via minando – fino alle estreme conseguenze – la già gracile, ormai quasi estenuata complessione del weimarismo.

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