Minzolini, Craxi e gli Euromissili

Una alla volta, le balle si smontano

Tornano e, stancamente, proseguono i dibattiti (eccone uno) su Bettino Craxi, figura di cui – ammette l’ultimo, discusso, editoriale di Augusto Minzolini – «si discute molto». Vi sarebbe infatti, prosegue, «chi lo considera un grand’uomo e chi un mezzo delinquente». Divisione invero manichea e discutibile, che non sembra voler tenere in conto alcuno quell’altrettanto diffusa corrente di pensiero che vorrebbe Craxi sì delinquente, ma per intero.

Lungi da me l’intento di confutarlo punto per punto o di esaurire in poche righe giudizî in sé complessi, per la commistione e l’intersecarsi dei piani politico, storico e giudiziario che essi richiedono, è su un altro passaggio dell’editoriale che vorrei brevemente soffermarmi, tanto per esemplificare come non sembri al momento possibile alcuna ricostruzione condivisa, che vada al di là degli slogan:

«l’uomo che – accettando coraggiosamente, da riformista e socialista, gli Euromissili  – contribuì – insieme a Reagan e Papa Wojtyla – a mettere in crisi l’U.R.S.S.».

Volutamente sorvolando su una certa oscurità del passaggio, da cui non è facile evincere se quella di accettare gli Euromissili fosse una decisione particolarmente difficile (e quindi coraggiosa) per un “riformista e socialista” come Craxi, oppure se la stessa fosse, pur in sé ardua, dallo stesso essere “riformista e socialista” imperscrutabilmente resa necessaria, è la grossolanità della ricostruzione storica in esso contenuta a relegarlo al rango di stronzata propagandistica, anche nei confronti dei veri meriti dello stesso Craxi profondamente ingiusta.

Tralasciando l’evidente intento agiografico del Minzolini e volendo – esclusivamente nell’ambito di questa mia confutazione – accettare quella concezione personalistica della politica che vuole il Presidente del Consiglio quale homo faber, artefice di ogni politica e decisione, piuttosto che figura istituzionale a capo di un collegio ministeriale che propone e decide, espressione di una maggioranza parlamentare che a sua volta – eventualmente  – ratifica, ricordo che l’uomo che “accettò” gli Euromissili fu Francesco Cossiga, nel dicembre 1979.

Fu infatti il futuro “picconatore”, in veste di Presidente del Consiglio, a chiedere al Parlamento di ratificare l’adesione al piano N.A.T.O. di riequilibrio, tramite installazione dei missili di nuova generazione Pershing 2 e Cruise, delle forze nucleari di teatro a lungo raggio, contestuale a un negoziato per la non proliferazione e riduzione dell’arsenale dispiegato.

A confermare gli impegni presi nell’ambito dell’Alleanza Atlantica furono poi i successivi governi Spadolini I (cui si deve la scelta di Comiso quale base per l’installazione dei Cruise da opporre agli SS-20 sovietici) e Fanfani V.

Visto e considerato che del primo governo Cossiga il P.S.I. post-Midas nemmeno faceva parte, mentre degli altri summenzionati non era alla guida, risulta quantomeno ostica la comprensione di come Bettino Craxi possa addirittura essere definito «l’uomo che» del mantra minzoliniano.

Nel 1983, anno dell’inizio dell’installazione dei missili, al primo governo Craxi va semmai riconosciuto non tanto il coraggio, invero difficile da rinvenire (e, nel caso, da condividere con tutti i cittadini italiani), di “accettare” una risoluzione già ratificata dai suoi predecessori, quanto piuttosto l’impegno profuso per estendere la contestuale trattativa per il disarmo anche a dislocazione dell’arsenale avvenuta.

Sono io a sbagliarmi, oppure è Minzolini, tanto per cambiare, a mistificare?

 
 

Postilla del giorno dopo

Rileggendo il mio post, che pur non intendo modificare, mi rendo conto di come esso contenga un evidente vizio logico, potenzialmente attaccabile da un Minzolini che volesse controbattere. Potrebbe egli infatti obiettare che non è all’operato di Craxi da Presidente del Consiglio – su cui io mi sono nella foga della confutazione concentrato – che voleva riferirsi, quanto piuttosto al suo ruolo di leader di un medio-grande partito della sinistra italiana, da lui trainato al di fuori delle residue ambiguità tra atlantismo e filosovietismo col sostegno esterno al governo sull’adesione all’ossimorico piano di riarmo e moratoria.

Fermo restando che «l’uomo che» rimane Francesco Cossiga, continuo a ritenere fuorviante dipingere Craxi come paladino degli Euromissili, come confermato da Lelio Lagorio che pure, si capisce, tende ad amplificare la portata del ruolo da Craxi sostenuto. La sua scelta di sostenere il governo Cossiga sulla questione Euromissili fu certo difficile, coraggiosa e – dal suo punto di vista – responsabile, ma non troppo diversa da altre, anche più dolorose e discutibili, ma senza agiografi altrettanto interessati, “assunzioni di responsabilità” da parte di altre forze politiche su temi altrettanto spinosi.

Osservando il suo operato sotto la stessa lente deformante, dovremmo ad esempio considerare Fausto Bertinotti come «l’uomo che – accettando coraggiosamente, da comunista, di rifinanziare le missioni militari all’estero – contribuì  –insieme a Bush e Tony Blair – a combattere il terrorismo internazionale di matrice islamista».

Un’evidente sciocchezza e una forzatura, esattamente come quella del Craxi “euromissilista”.