Le carte dei cioccolatini

Chi ha orecchie per intendere intenda

Interrompo il mio prolungato silenzio con parole prese a prestito, con un post a uso privato che nessuno capirà. Vogliate perdonarmi, ma oggi è una di quelle occasioni in cui ti è dolce e gradito passare gli anni in rassegna: vorresti allora saper modellare la materia del tuo pensare e ricordare, per trasformarla in qualcosa che trabocchi senso e che di nulla difetti, che possa poi guardare negli occhi te, chi ti è caro e chi non lo è, con un semplice «eccomi qui».

Sei pure lì per provarci, ma ecco che – inevitabilmente – ti confondi, e ti ritrovi come Guido Anselmi, incalzato dal petulante intellettuale:

Una crisi di ispiration? E se non fosse per niente passeggera signorino bello? Se fosse il crollo finale di un bugiardaccio senza più estro né talento?

Scoraggiato, ma non sai tacere? Prova a dire la confusione.

Mi sembrava di avere le idee così chiare. Volevo fare un film onesto, senza bugie di nessun genere. Mi pareva d’avere qualcosa di così semplice, così semplice da dire, un film che potesse essere utile un po’ a tutti, che aiutasse a seppellire per sempre tutto quello che di morto ci portiamo dentro. E invece io sono il primo a non avere il coraggio di seppellire proprio niente! Adesso ho la testa piena di confusione, questa torre tra i piedi… Chissà perché le cose sono andate così. A che punto avrò sbagliato strada? Non ho veramente niente da dire, ma lo voglio dire lo stesso.

Ripensi allora all’acqua che ti è stata offerta, assieme a quel sorriso che non si tira indietro, se deve dirti la verità su te stesso. E se parole devi ancora usare, scegli almeno quelle di chi qualcosa ha capito.

Ma che cos’è questo lampo di felicità che mi da forza, vita?
Vi domando scusa dolcissime creature non avevo capito, non sapevo. Com’è giusto accettarvi, amarvi, e come è semplice. Luisa, mi sento come liberato, tutto mi sembra buono, tutto ha un senso, tutto è vero. Ah come vorrei sapermi spiegare, ma non so dire. Ecco, tutto ritorna come era prima, tutto è di nuovo confuso, ma questa confusione sono io, io come sono non come vorrei essere, e non mi fa più paura. Dire la verità, quello che non so, che cerco, che non ho ancora trovato. Solo così mi sento vivo e posso guardare i tuoi occhi fedeli senza vergogna.
E’ una festa la vita, viviamola insieme.
Non so dirti altro Luisa né a te né agli altri.
Accettami così come sono se puoi, è l’unico modo per tentare di trovarci.

Proprio bravo. Ti sei arrabattato con parole altrui, nemmeno le più originali, senza lo stesso riuscire a dire quel che volevi. Non sai però vergognarti, né del furto né della tua inadeguatezza: quello cui tenevi era dare il senso di qualcosa di bello e profondo; quello sì vero e tuo. Prendilo, impacchettalo e porgilo in dono a chi vorrà accettarlo.