Grillo come Hitler?

O della condivisione compulsiva e acritica dei virgolettati

A tenermi tanto a lungo lontano da queste pagine è stata, prima ancora della mia proverbiale incapacità di gestire il tempo a mia disposizione, l’accresciuta consapevolezza dell’irrilevanza delle mie opinioni. Non reputo più così necessario affiancare la mia voce a quella degli innumerevoli gramellinidi che infestano la Rete, quando invece – oggi più che mai – servirebbero lavori ben fatti e materiale per la formazione di libere opinioni, piuttosto che imposture, pontificazioni e reazioni pavloviane.

Stringo, ché il materiale è corposo: sta conoscendo larga diffusione – a suggerire analogie tra la retorica di Beppe Grillo e quella nazista – un testo tratto da un comizio di Hitler, tenuto nel ’32 a Eberswalde, evidentemente tradotto e adattato a partire dai necessariamente sintetici (e a volte imprecisi) sottotitoli inglesi di un video non più disponibile su YouTube (ID: KqBEJweLV5s), piuttosto che dall’audio tedesco.

Volutamente disinteressandomi dell’ovvio senso dell’operazione e senza intenzione di alimentare polemiche (sono affari tuoi pensare che Grillo sia un nazista oppure essere convinto del contrario), ho provveduto a sbobinare e tradurre l’audio originale del documento, per mettere del materiale su cui basare le proprie considerazioni a disposizione di chi, volendo farsi un’idea più precisa, faticasse a reperire delle fonti.

My two cents.

Chi volesse attingere è pregato di citarmi, ché il lavoro infame sono stato io a sobbarcarmelo.

Aggiornamento

Poco tempo da perdere? Leggi «Grillo come Hitler?» for Dummies

Materiali

  1. Testo circolato in Rete

  2. Adolf Hitler – Comizio elettorale a Eberswalde (27 luglio 1932 – mia traduzione)

  3. Adolf Hitler – Wahlkampfrede in Eberswalde (27. Juli 1932 – trascrizione dell’audio originale)

Testo circolato in Rete

«I nostri avversari ci accusano e accusano me in particolare di essere intolleranti e litigiosi. Dicono che rifiutiamo il dialogo con gli altri partiti. Dicono che non siamo affatto democratici (1) perché vogliamo sfasciare tutto. Quindi sarebbe tipicamente democratico (2) avere una trentina di partiti? Devo ammettere una cosa – questi signori hanno perfettamente ragione. Siamo intolleranti. Ci siamo dati un obiettivo, spazzare questi partiti politici fuori dal parlamento. (3) I contadini, gli operai, i commercianti, la classe media,tutti sono testimoni... invece loro preferiscono non parlare di questi 13 anni passati, ma solo degli ultimi sei mesi(4)... chi è il responsabile? Loro! I partiti! Per 13 anni hanno dimostrato cosa sono stati capaci di fare. Abbiamo una nazione economicamente distrutta, gli agricoltori rovinati, la classe media in ginocchio, le finanze agli sgoccioli, milioni di disoccupati.. sono loro i responsabili!

Io vengo confuso.. oggi sono socialista, domani comunista, poi sindacalista, loro ci confondono, pensano che siamo come loro. Noi non siamo come loro! Loro sono morti (4), e vogliamo vederli tutti nella tomba! Io vedo questa sufficienza borghese nel giudicare il nostro movimento..mi hanno proposto un'alleanza. Così ragionano! Ancora non hanno capito di avere a che fare con un movimento completamente differente da un partito politico...noi resisteremo a qualsiasi pressione che ci venga fatta. E' un movimento che non può essere fermato... non capiscono che questo movimento è tenuto insieme da una forza inarrestabile che non può essere distrutta.. noi non siamo un partito, rappresentiamo l'intero popolo, un popolo nuovo.. »

Note al testo circolato in Rete:

  1. Qui Hitler usa “tedeschi”, non “democratici”. Tutto il testo circolato in Rete è privo di ogni riferimento alla Germania del ’32.  
  2. Questo passaggio, qui evidenziato in rosa, viene spesso omesso o citato come a sé stante.  
  3. Hitler parla di sei settimane, non di sei mesi.  
  4. Il più evidente leitmotif grillesco, «sono morti!», nel testo originale è assente.  

Adolf Hitler – Comizio elettorale a Eberswalde
(27 luglio 1932, – mia traduzione)

«Compatrioti e compatriote!
In Germania, ovunque noi andiamo, la scena della rivolta del nostro popolo è dappertutto la stessa. Una rivolta che dimostra che milioni di persone sono diventate consapevoli di come la posta in gioco delle prossime elezioni sia più alta del solito, che non si deciderà di una qualsivoglia nuova coalizione né di un nuovo governo, ma che si deciderà della vittoria o della sconfitta di due orientamenti, uno dei quali ha vissuto sessanta, settant’anni, ha governato per tredici e ha dimostrato di cosa è capace e di cosa no.

Uno dei quali è basato su idee di matrice internazionale, che si parli di borghesia o di partiti russi. Mentre l’altro si concentra intenzionalmente proprio sulle forze di cui è dotato il nostro stesso popolo. Sulla Germania nazionale nel più vero senso del termine, senza distinzioni di classe, ceto, confessione. Questa Germania ha governato per tredici anni e, se è alla propaganda elettorale di questa Germania che oggi si guarda, è proprio nei modi di questa propaganda che si può scorgere la condanna di questi tredici anni. Se il destino mette tredici anni a disposizione di un sistema perché questo dimostri le proprie capacità, sono allora i fatti e i risultati a dover parlare. È solo così che oggi questi avversari dovrebbero condurre la propria propaganda, chiamando a testimoniare ogni singola categoria sociale tedesca, facendo comparire il contadino, il lavoratore, gli impiegati, il ceto medio e l’economia tutta in qualità di testimoni viventi della bontà del loro operato. Anziché fare ciò, preferirebbero non parlare affatto di questi tredici anni; vogliono anzi [concentrare, limitare] la propaganda elettorale a una critica delle ultime sei settimane. Dicono che i nazionalsocialisti sarebbero responsabili per queste sei settimane. Non vedo il perché! Perché il gabinetto von Papen non è stato nominato da noi. È stato invece nominato dal Signor Presidente del Reich, a sua volta votato dalla socialdemocrazia e dal Centro. Perché dovremmo esserne responsabili? Ma se anche così fosse, mi assumerei in ogni momento la responsabilità di queste sei settimane! Ma i Signori dovrebbero cortesemente assumersi la responsabilità degli ultimi tredici anni!

[applauso]

(...) che improvvisamente si comportano come se per tredici anni avessero cercato di lavorare bene, e solo noi avessimo loro impedito di riuscirvi. Per tredici anni hanno potuto dimostrare di cosa sono capaci di fare per l'economia e in politica. Una nazione economicamente distrutta, la popolazione rurale rovinata, il ceto medio immiserito, le finanze del Reich, dei Länder e dei Comuni al dissesto, bancarotta ovunque e molti milioni di disoccupati. Possono divincolarsi quanto vogliono: sono loro a essere responsabili di tutto ciò.

[applauso]

Ed era così che doveva andare a finire. Davvero qualcuno pensa che una Nazione possa giungere a qualche risultato, se la sua vita politica è a pezzi come la nostra tedesca?

Solo un paio d’ore fa ho potuto vedere le liste delle candidature, per esempio quelle in Assia-Nassau: trentaquattro partiti! I lavoratori hanno i loro partiti, per la precisione non uno, sarebbe troppo poco, devono essere tre, quattro. Alla borghesia, siccome è ancora più intelligente, di partiti ne servono ancora di più. Il ceto medio deve avere i propri partiti, l’economia i propri partiti, anche il contadino deve avere il proprio partito, anche tre, quattro. E i signori proprietari d’immobili devono avere un partito che rappresenti i loro particolari interessi di natura politica, la loro visione del mondo. Né gli affittuari, va da sé, possono rimanere indietro! E anche i cattolici il loro partito, i protestanti un partito, i Bavaresi un loro partito, i Turingi un loro partito e quelli del Württemberg un loro particolare, speciale partito, e via di questo passo. Trentaquattro, in una piccola provincia! E questo in un tempo in cui permangono le più grandi incombenze, che possono essere risolte solo a patto che l’intera forza della Nazione vi si concentri intensamente.

Gli avversari accusano noi nazionalsocialisti, e me in particolare, di essere intolleranti e litigiosi. Non vorremmo collaborare con gli altri partiti, sostengono. E (…) un politico [Alfred Hugenberg] rincara la dose dicendo: i nazionalsocialisti non sono nemmeno tedeschi, perché rifiutano la collaborazione con gli altri partiti! È quindi tipicamente tedesco avere trenta partiti. Devo dire qualcosa al proposito: i Signori hanno ragione! Siamo intolleranti! Mi sono prefissato un obiettivo, quello di spazzare via i trenta partiti dalla Germania!

[applauso]

Continuano a scambiarmi per un politico borghese o marxista; oggi SPD, domani USPD e dopodomani KPD e dopo sindacalista rivoluzionario, oppure oggi Democratici e domani Partito Popolare Tedesco e poi (…) Wirtschaftspartei. Ci confondono con i loro simili! Ci siamo prefissi un obiettivo [e lo perseguiremo] fanaticamente, spietatamente, fin dentro alla tomba!

[applauso]

Ho avuto modo di conoscere bene questa mentalità borghese che permea il giudizio sul nostro movimento, perché un ministro dell’Interno del Reich [Wilhelm Groener] ebbe a dire: questi li sciolgo, tolgo loro le uniformi e li trasformo in un circolo ginnico - sportivo neutrale, pacifista e democratico, e così il movimento nazionalsocialista sarà finito. Una ricetta semplice. È così che pensano e non hanno capito che si tratta di tutt’altro che di un normale partito, politico e parlamentare. Che questo è qualcosa che non si può più sciogliere, che ogni tentativo di farlo servirà solo a temprare gli uomini e che questa Germania che si è ritrovata nel movimento non potrà più essere distrutta. C’è un politico borghese [Heinrich Brüning] che dice: adesso mi tengo un po’ in disparte; quando i nazionalsocialisti avranno fallito mi troverò in posizione privilegiata, e tutti torneranno da me. È così che pensano, perché non sono proprio in grado di capire che questo movimento è tenuto assieme da un qualcosa che non può più essere [sciolto].

Prima di questi trenta partiti c'era un popolo tedesco; i partiti svaniranno, e dopo di loro resterà ancora il nostro popolo. E non vogliamo rappresentare una professione, una classe, un ceto, una confessione o una regione, ma vogliamo educare i tedeschi al punto da far capire loro, prima d’ogni altra cosa, che non esiste vita senza giustizia (1), che non esiste giustizia senza potere, che non esiste potere senza forza e che ogni forza deve avere radici nel proprio popolo.»

Note alla traduzione:

  1. La scelta di “giustizia” anziché di “diritto” deriva da mie discutibili e tralasciabili elucubrazioni sulla filosofia nazionalsocialista del diritto.  

Adolf Hitler – Wahlkampfrede in Eberswalde
(27. Juli 1932 – trascrizione dell’audio originale)

«Volksgenossen und -genossinnen!
Wohin wir heute in Deutschland auch kommen, es ist überall dasselbe Bild einer Erhebung unseres Volkes, einer Erhebung, die zeigt, dass sich heute Millionen Menschen dessen bewusst geworden sind, dass in dieser kommenden Wahl mehr auf dem Spiele steht als sonst, dass nicht entschieden wird über irgendeine neue Koalition, ja, nicht einmal über eine neue Regierung, sondern dass entschieden wird über Sieg oder Niederlage zweier Richtungen in Deutschland, von denen die eine nun sechzig, siebzig Jahre lebte, dreizehn Jahre regierte und bewiesen hat, was sie kann und was sie nicht kann.

Von denen die eine aufbaut auf Vorstellungen internationaler Art, ganz gleich ob es sich hier um das Bürgertum handelt oder russische Parteien. Während die andere sich bewusst konzentriert auf die in unserem Volk selbst vorhandenen Kräfte. Auf das nationale Deutschland im besten Sinn des Wortes: Ohne Klassen, ohne Stände, ohne Konfessionen. Dreizehn Jahre hat dieses eine Deutschland regiert, und wenn sie heute die Wahlpropaganda dieses Deutschlands ansehen dann können sie an der Art dieser Propaganda die Verurteilung dieser dreizehn Jahre sehen. Wenn das Schicksal einem System dreizehn Jahre zur Verfügung stellt, um seine Fähigkeiten zu beweisen, dann müssen Taten und Leistungen dafür sprechen. Diese Gegner müssten heute ihre Propaganda überhaupt nur damit führen, dass sie die einzelnen deutschen Stände aufrufen als Zeugen, dass sie den Bauer, den Arbeiter, die Angestellten, den Mittelstand, ja die ganze Wirtschaft aufmarschieren ließen als lebende Zeugen für ihr Wirken. Sie möchten stattdessen am liebsten überhaupt von diesen dreizehn Jahren nicht reden, sondern sie wollen am liebsten die ganze Wahlpropaganda (…) auf eine Kritik der letzten sechs Wochen. Sie sagen: Dafür, für diese sechs Wochen seien die Nationalsozialisten verantwortlich. Ich sehe nicht ein, wieso! Denn das Kabinett Papen wurde ja nicht von uns berufen. Sondern es wurde berufen vom Herrn Reichspräsidenten, der von der Sozialdemokratie und dem Zentrum ja selbst gewählt worden war. Wieso sollten wir verantwortlich sein? Aber wenn es sogar wäre, ich würde jederzeit die Verantwortung für diese 6 Wochen übernehmen! Aber die Herren sollen gefälligst die Verantwortung für die letzten dreizehn Jahre übernehmen!

[Applaus]

(…) dass sie jetzt plötzlich tun, als ob dreizehn Jahre lang sie alles Gute versucht hätten, aber nur durch uns verhindert worden wären. Dreizehn Jahre lang haben sie wirtschaftlich, politisch bewiesen, was zu leisten sie fähig sind. Eine Nation wirtschaftlich zerstört, den Bauernstand ruiniert, den Mittelstand verelendet, die Finanzen im Reich, in den Ländern, in den Kommunen zerrüttet, alles Bankrott und viele Millionen Arbeitslose. Sie können sich winden, wie sie sich winden wollen: Dafür sind sie verantwortlich!

[Applaus]

Und es musste ja so kommen. Glaubt man wirklich, dass eine Nation überhaupt irgendwas vollbringen kann, wenn politisches Leben so zerrissen ist wie unser deutsches?

Ich habe vor ein paar Stunden erst die Wahlvorschläge gelesen, z. B. in Hessen-Nassau: Vierunddreißig Parteien! Die Arbeiterschaft ihre eigenen Parteien, und zwar nicht eine, das wäre zu wenig, es müssen gleich drei, vier sein. Das Bürgertum, da es noch intelligenter ist, braucht daher noch mehr Parteien. Der Mittelstand muss seine Parteien haben, die Wirtschaft ihre Parteien, der Landmann auch die eigene Partei, und zwar auch gleich drei, vier. Und die Herren Hausbesitzer müssen ihre besonderen Interessen politischer Art, weltanschaulicher Art, auch durch eine Partei vertreten lassen. Und die Herren Mieter natürlich können da nicht zurückbleiben! Und die Katholiken auch eine eigene Partei und die Protestanten eine Partei und die Bayern eine Partei und die Thüringer eine eigene Partei und die Württemberger noch eine besondere Spezialpartei und so weiter. Vierunddreißig in einem Ländchen! Und das in einer Zeit, in der die größten Aufgaben dastehen, die nur gelöst werden können, wenn die ganze Kraft der Nation zusammengerissen wird!

Die Gegner werfen uns Nationalsozialisten vor, und mir insbesondere, dass wir intolerante, unverträgliche Menschen seien. Wir wollten, sagen sie, mit anderen Parteien nicht arbeiten. Und (…) Politiker verschärft das noch, indem er sagt: Die Nationalsozialisten sind überhaupt nicht Deutsch, denn sie lehnen die Arbeit mit anderen Parteien ab! Also ist es typisch Deutsch, 30 Parteien zu besitzen. Ich habe hier eines zu erklären: Die Herren haben ganz recht! Wir sind intolerant! Ich habe mir ein Ziel gestellt: nämlich die 30 Parteien aus Deutschland hinauszufegen!

[Applaus]

Die verwechseln mich immer mit einem bürgerlichen oder einem marxistischen Politiker, der heute SPD und morgen USPD und übermorgen KPD und dann Syndikalist oder heute Demokrat und morgen deutsche Volkspartei und dann (…) Wirtschaftspartei... Sie verwechseln uns mit Ihresgleichen selbst! Wir haben ein Ziel uns gewählt und zwar (…) fanatisch, rücksichtslos bis ins Grab hinein!

[Applaus]

Ich habe diese bürgerliche Mentalität der Einschätzung unserer Bewegung zu Recht vor einigen Monaten kennengelernt, da ein Reichsinnenminister sich sagte: Diese Menschen hier löse ich auf, die Uniformen ziehe ich ihnen aus und da mach ich einen neutral-pazifistisch-demokratischen Turn- und Sportverein; Da werden sie dann hereinkommen und dann habe ich sie und die nationalsozialistische Bewegung ist vorbei. Ein einfaches Rezept. So denken sie und haben nicht erkannt, dass es sich hier um etwas ganz anderes handelt als um eine gewöhnliche politische, parlamentarische Partei. Dass man das nicht mehr auflösen kann und dass jeder Versuch die Menschen nur hart macht und dass dieses Deutschland, das sich jetzt in der Bewegung gefunden hat, nicht mehr zerrissen werden kann! Es gibt einen bürgerlichen Politiker der sagt: Ich will mich jetzt etwas absondern; Wenn sie abgewirtschaftet haben, die Nationalsozialisten, dann habe ich die Ausnahmestellung und dann strömen alle die Menschen zu mir wieder zurück (…). So denken sie, weil sie gar nicht verstehen können, dass diese Bewegung durch etwas gehalten wird, das gar nicht mehr (…) kann.

Vor diesen 30 Parteien gab es ein deutsches Volk, und die Parteien werden vergehen und nach ihnen wird bleiben wieder unser Volk. Und wir wollen nicht sein eine Vertretung eines Berufes, einer Klasse, eines Standes, einer Konfession oder eines Landes, sondern wir wollen den Deutschen so weit erziehen, dass vor allem alle begreifen müssen, dass es kein Leben gibt ohne Recht und dass es kein Recht gibt ohne Macht und dass es keine Macht gibt ohne Kraft und dass jede Kraft im eigenen Volk sitzen muss.»

Note alla trascrizione dell’audio originale:

  1. I passaggi contrassegnati con (…) mi risultano ancora incomprensibili. Mi riservo di emendarli, ove possibile.