«Contrordine, compagno!»

Sandro Bondi e la “democrazia dal basso”

Alla luce del fresco successo delle liste del Movimento Cinque Stelle, delle candidature decise dalle primarie piuttosto che nel tinello di casa D’Alema, della Lega Nord proverbialmente radicata nel territorio – qualunque cosa ciò significhi – prepotenti sono le novità che si affacciano alla ribalta della politica italiana. Inequivocabile e inusitata, infatti, la risolutezza con cui l’elettorato resistente alle sirene dell’astensionismo ha voluto punire l’autoreferenzialità di certa politica, troppo lontana dai cittadini, dai loro bisogni e financo dai luoghi in cui essi si scambiano e si formano opinioni, come la Rete e i suoi social network.

Ecco così farsi strada, tra i partiti intenzionati a sopravvivere – del PD non è dato sapere – la consapevolezza dell’urgenza di più o meno robuste iniezioni di democrazia dal basso, formula mediatica con cui ritengo si voglia indicare una certa permeabilità dei movimenti politici alle istanze degli estranei alla Casta.

La necessità di una siffatta apertura è tale da non sfuggire nemmeno al Cav., dalla strategia di comunicazione tradizionalmente imperniata sui media di sua (mera) proprietà, del quale si registra un recente, inedito tentativo di colloquiare più direttamente con la propria base elettorale, tramite un messaggio audio affidato alla pagina Facebook de Il Giornale.

Già in molti hanno sottolineato come il diffondere messaggi registrati da un predellino digitale non sia esattamente conforme alla più comune nozione di social networking, quanto piuttosto fedele riproduzione del consueto copione televisivo che vede il Cav. parlare, gli altri tacere: è altrove che andrò a parare.

Rullo di tamburi…

…proprio così, bravissimi: è di Sandro Bondi che – tanto per cambiare – torno a occuparmi. Forse non tutti sanno che al ministro per i Beni e le Attività Culturali è infatti da tempo riconducibile un account su Twitter. Che – legittimamente, ma con mio grande dispiacere – il Nostro non usa per pubblicare haiku di 140 caratteri, quanto piuttosto per cercare di veicolare un’immagine positiva del governo del fare di cui tanto si onora di far parte.

Qualcuno ha detto “bassa propaganda”?

Si vergogni. Anche se, più o meno, ci siamo. Gradiatene un saggio.

Sandro Bondi su Twitter: «Ragionpolitica.it: il fanatismo dipietrista nella settimana del G8 rivela la decandenza (sic) della sinistra italiana. http://tinyurl.com/wlafiga »
9 giugno 2009: un curioso “tweet” del ministro Sandro Bondi.
Si prega di notare il link, più che l’errore di battitura.

Lo sbarco del premier sul Web non è certo evento che possa passare sotto silenzio; ecco cosa “twitta”, per l’occasione, il Nostro:

Il Governo Berlusconi apre alla democrazia dal basso: d'ora in poi ascolteremo anche il popolo di internet http://tinyurl.com/FR3T4LY

Sandro Bondi, Twitter, 1. aprile 2010, ore 15:26

Tutto apparentemente in ordine: il Cav. detta la linea, seguito in buon ordine dai suoi. Dove sta la stranezza?

Facciamo un passo indietro.

Ove si possa dialogare con franchezza, senza filtri o censure, andrebbe messo in conto il rischio di non riscuotere esattamente il consenso preventivato, quando non di essere solennemente spernacchiati. Evento puntualmente verificatosi nel caso del ministro, i cui tentativi di usare Twitter a scopi propagandistici sono stati inesorabilmente accolti con una certa freddezza dagli utenti, quando non apertamente dileggiati. Alle rudezze di certi angiporti del Web non sufficientemente avvezzo, fu così che, a novembre dell’anno scorso, un affranto Bondi decise di gettare la spugna, abbandonando l’ingrato Twitter. Vergando quest’accorato messaggio d’addio, insolitamente spalmato su tre tweet:

Deluso e umiliato da chi odia l'avversario, da chi professa la pluralità ma preferisce la dittatura delle parole. Popolo di internet, […]

Sandro Bondi, Twitter, 30 novembre 2009, ore 11:19

tieniti pure la tua ipocrita democrazia dal basso ché non son degno del tuo mondo, ché non appartengo alla tua epoca. I versi, le parole, […]

Sandro Bondi, Twitter, 30 novembre 2009, ore 11:21

la fede: questo è il mio mondo, e vi faccio ritorno senza più esitare. Un sorriso a chi mi apprezza, non uno sguardo a chi disprezza.

Sandro Bondi, Twitter, 30 novembre 2009, ore 11:21

Come sia andata a finire, lo sappiamo. Qualcosa (o qualcuno) ha saputo convincere Bondi a tornare sui suoi passi, costringendolo per giunta a tessere le lodi proprio di quella democrazia dal basso che tanto dispiacere seppe cagionargli.

Ben conscio di come sia a Sandro Bondi e alle sue poesie che le pur modeste fortune di questo blog vadano quasi interamente ascritte, non posso pertanto esimermi dall’esprimergli vicinanza e comprensione, nel triste frangente di una tanto cocente pubblica abiura, unitamente al mio pubblico attestato di stima, per il buon animo che dimostra nel sopportare l’amaro dei calici che la realpolitik – talvolta – impone di trangugiare.

Si faccia coraggio, caro Bondi. Tenga duro.
Anche questa stupida moda della “democrazia dal basso”, finalmente, passerà, e la politica tornerà appannaggio di chi veramente la sa fare.

Come la poesia.

 

La Trilogia Bondiana de il Gambero Rotto

  1. L’approfondimento. Un’antologia delle più belle poesie di Sandro Bondi

  2. La stasi creativa. «Sandro Bondi: un poeta ai Beni Culturali»

  3. Crisi d’astinenza? Prova il generatore automatico di poesie di Sandro Bondi