Chi ha orecchie per intendere intenda
Interrompo il mio prolungato silenzio con parole prese a prestito, con un post a uso privato che nessuno capirà. Vogliate perdonarmi, ma oggi è una di quelle occasioni in cui ti è dolce e gradito passare gli anni in rassegna: vorresti allora saper modellare la materia del tuo pensare e ricordare, per trasformarla in qualcosa che trabocchi senso e che di nulla difetti, che possa poi guardare negli occhi te, chi ti è caro e chi non lo è, con un semplice «eccomi qui».
Sei pure lì per provarci, ma ecco che – inevitabilmente – ti confondi, e ti ritrovi come Guido Anselmi, incalzato dal petulante intellettuale:
Una crisi di ispiration? E se non fosse per niente passeggera signorino bello? Se fosse il crollo finale di un bugiardaccio senza più estro né talento?
Scoraggiato, ma non sai tacere? Prova a dire la confusione.
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Io ci sto. Ma poi la smettono di rubare?
Quello di “antisocialista viscerale” è l’infamante epiteto che i socialisti italiani da sempre riservano a chi abbia la scostumatezza di far anche solo sommessamente notare come molti di loro rubassero a man bassa. Colle recenti vicende giudiziarie di Ottaviano Del Turco, l’annosa questione è prepotentemente tornata d’attualità: “terzisti”, “dialoganti” e riformisti (si vocifera esistano davvero) lamentano un diffuso pregiudizio verso i socialisti, “toghe rosse” e stalinisti rimarcano invece come tra gli orfani del Garofano abbondassero e abbondino corrotti, grassatori e ladri di bestiame. Chi ha ragione?
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Ovvero: cosa non si fa per trombare
Scopro colpevolmente solo ora come l’anglicismo outing non stia affatto a significare la libera rivelazione della propria omosessualità o – per esteso – di qualcosa che ossequio alle convenzioni sociali e personale convenienza preferirebbero rimanesse nascosto. Indica piuttosto – cito Wikipedia – la pratica di rendere deliberatamente pubblica e senza consenso l'identità sessuale o l'orientamento di altri
, usata come vero e proprio strumento di lotta politica dal movimento omosessuale statunitense, per sputtanare politici e intellettuali conservatori particolarmente attivi e fanatici nella deprecazione e addirittura nella persecuzione pubblica dell’omosessualità
, spesso per nascondere la propria.
Colmata questa lacuna, mi sovviene che un programma politico–elettorale ce l’ho anch’io; è così che mi ritrovo a temere che questa pratica possa proditoriamente essere usata anche contro di me, che pur conservatore non sono e che d’essere omosessuale onorarmi non posso.
Ora di contrattaccare, per meglio difendermi: eccomi pertanto a fare coming out (o self-outing) e a rivelare tutto l’inconfessabile, a svuotare di ossa gli armadi, spuntando così le armi a chi – rivelando i più scabrosi retroscena della mia vita sessuale – pensasse di screditarmi per impedirmi la presa del Palazzo d’Inverno.
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Aria nuova alla Festa del Cinema di Roma
Torino, Museo Egizio: si lavora alacremente – pur tra mille cautele – al delicato sbendaggio di Gian Luigi Rondi, il più antico e prezioso tra i reperti archeologici in esposizione. Il gran ciambellano del cinema italiano – vista l’indisponibilità di Thutmose IV e Amenhotep III – è stato infatti chiamato a sostituire Goffredo Bettini alla presidenza della Fondazione Cinema per Tebe, che sovrintende alla Festa del Cinema della Capitale. Non appena risvegliatosi, il Rondi ha subito diffuso un comunicato a mezzo stele geroglifica, in cui preannuncia di voler riconsacrare al Dio Amon la prima Festa della sua gestione.
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Automated “Bond River Anthology”
Si conclude la mia trilogia dedicata al mite Sandro Bondi, ministro dei Beni Culturali con la passione per la poesia. Vi ho presentato un’antologia delle sue liriche più riuscite, mi sono preoccupato per una certa stasi creativa nella poetica del Nostro: pur consapevole della modestia dei miei mezzi, grande è la mia lietezza di aver potuto dare un contributo alla maggior conoscenza di una voce di tanto possente ispirazione.
Perché tornare sul tema? A spingermi è il timore che il nuovo ruolo di ministro – certo più impegnativo di quello di coordinatore di Forza Italia – possa togliere a Bondi troppo del tempo che ha finora così proficuamente potuto dedicare alla poesia. Come faremmo senza la nostra pillola settimanale di poetica bondiana? L’attesa del prossimo numero di Vanity Fair è di per sé abbastanza estenuante; l’idea che possa protrarsi per periodi più lunghi è francamente inaccettabile.
Ho pertanto pensato bene di rendere un servizio di pubblica utilità a tutti gli ammiratori del Bardo di Fivizzano, imponendo al potente Dipartimento Informatico de il Gambero Rotto di programmare un generatore automatico di poesie nello stile di Sandro Bondi. Una grande sfida, uno sforzo immane (ha infatti richiesto quasi un’ora di lavoro), il cui risultato vado ora a presentarvi.